EDITORIAL

Beyond David

Nuovi allestimenti alle Gallerie dell’Accademia. Oltre al capolavoro di Michelangelo, un nuovo allestimento valorizza l’arte fiorentina fino al Rinascimento

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Un angolo della nuova Gipsoteca nella Galleria dell’Accademia. Foto di Guido Cozzi.

La Gipsoteca della Galleria dell’Accademia di Firenze riapre con una nuova veste, dopo due anni e mezzo di lavori. Beyond the David è il titolo con cui la direttrice Cecilie Hollberg presenta il museo per sottolineare che non è solo scrigno della celebre scultura di Michelangelo, ma ospita altre importanti collezioni.

«La Gipsoteca è l’ultimo preziosissimo tassello del processo di rinnovamento della Galleria dell’Accademia di Firenze» afferma  Hollberg. «Il mio  compito era traghettare la Galleria dall’800 nel XXI secolo, e siamo riusciti a fare un miracolo. L’allestimento della Gipsoteca è stato ammodernato nel pieno rispetto di quello storico. I gessi, restaurati e ripuliti, sono esaltati dal leggero azzurro polvere delle pareti, tanto da sembrare vivi, con le loro vite, i loro racconti. Il risultato è magnifico! Siamo orgogliosi e felici di poterlo condividere con tutti”.

I lavori dell’edificio hanno permesso di rendere moderno, senza snaturarlo, un museo concepito nella seconda metà dell’Ottocento. Quella della Gipsoteca è una restituzione esemplare, che nel rispettare il precedente allestimento ideato da Sandra Pinto negli anni Settanta conserva un episodio cruciale della museografia nazionale. Il nuovo colore scelto per le pareti consente di recuperare la corretta lettura delle opere, esposte nella loro completezza, una sequenza poetica che può attrarre il visitatore in quella che nell’Ottocento si chiamava “l’avventura nell’atelier”.

Il monumentale salone dell’Ottocento raccoglie la collezione dei gessi, oltre 400, tra busti, bassorilievi, sculture monumentali, modelli originali in gran parte di Lorenzo Bartolini, uno dei più importanti scultori italiani dell’800. La collezione fu acquisita dallo Stato italiano dopo la morte dell’artista e trasferita in questa sede in seguito all’alluvione del’66. Un luogo di grande fascino che ricrea idealmente lo studio di Bartolini, arricchito da una raccolta di dipinti di maestri ottocenteschi che hanno studiato o insegnato all’Accademia di Belle Arti.

Per motivi statici e di stabilità climatica sono state chiuse varie finestre, consentendo al nuovo allestimento, con le pareti tinteggiate di color “gipsoteca”, azzurro polvere, di recuperare un ampio spazio espositivo, con i modelli in gesso finora conservati negli uffici. Le mensole, rinnovate e ampliate, accolgono i busti-ritratto. I fragili modelli in gesso sono stati sottoposti a un attento intervento di revisione conservativa e di spolveratura.

Il percorso espositivo parte dalla sala del Colosso, uno spazio color blu Accademia con dipinti fiorentini del Quattro e Cinquecento, e al centro la scultura del Ratto delle Sabine, capolavoro del Giambologna.  Dalla Galleria dei Prigioni alla Tribuna del David, fulcro del museo, con la maggiore raccolta di opere michelangiolesche che la nuova illuminazione esalta, rendendo visibile ogni particolare, ogni segno del non finito. Opere che si confrontano con le grandi pale d’altare del XVI e il primo XVII secolo. E infine le sale del Duecento e Trecento, dove i fondi oro risplendono di una luminosità mai percepita prima sulle pareti tinteggiate di un verde “Giotto”.