Una pittrice e un critico d’arte in viaggio si incontrano, per caso, nella piscina di un hotel di Goa e da lì fanno un piccolo viaggio insieme
Testo di Barbara Pietrasanta* Foto di Antonio Dalle Rive
Ci siamo incontrati per caso a Goa, luogo a metà strada tra le due indie. Io venivo da quella intensa e bruciante del nord, dove l’uomo e il suo destino si segnano, e lui dall’India selvaggia del sud, dove l΄uomo e la natura si incontrano. Ci siamo trovati in un terreno neutro, buono per l΄esilio e per chi si lascia alle spalle un lungo e faticoso viaggio e sogna di abbandonarsi al sole di fine agosto ancora esitante nel prendere il posto degli ultimi monsoni di stagione.
Il villaggio che ci ospitava, un microcosmo meraviglioso in mezzo a palmeti e piante di anacardi abitate da scimmiette e pappagalli affacciato sulla magnifica Sinquerim Beach, aveva un΄enorme piscina vista mare. Proprio lì, nell΄acqua trasparente e calda, è avvenuto l΄incontro: io, pittrice di ritorno dal mondo delle gallerie di Delhi, lui affermato critico d΄arte in vacanza. Il caso ha voluto che stessi leggendo proprio un suo libro sul mercato dell΄arte e che avessimo due figlie della stessa età, digiune da incontri al di fuori del mondo adulto. Dai nostri primi scambi di impressioni sulla terra fino a lì visitata emergeva la differenza tra le due parti dell’India, tanto che sembrava avessimo visto due paesi diversi. In effetti era così, questa terra ha talmente tanti volti che ognuno porta a casa, per dirla con Moravia, la sua “idea dell’India”. E Goa ne offre una in più, con la sua cultura cristiana lontana dai mille dèi induisti e la sua tradizione portoghese.
L΄immediata sinergia tra noi ci ha trascinato a scoprire insieme questo piccolo Stato. Goa è una terra felice di incanto e decantazione delle forti emozioni impresse dalla Madre India. Luogo di imponenti cattedrali in stile gotico portoghese che accolgono all΄ombra delle loro grandi navate i pellegrini reduci dall’abbuffata di altri dèi, è disseminato da piccoli villaggi con minuscoli negozi di stoffe e abiti colorati, ricco di spiagge immense con dune dorate dalle quali sbucano ragazze per vendere collanine e donne con fascine di legna per il fuoco.
Qui molti europei hanno deciso di fermarsi, dagli hippie arrivati alla fine degli anni Settanta agli artisti che hanno voluto lasciare il fermento delle metropoli e ispirarsi con lo sguardo perso nell’oceano sconfinato.
E ancora qui si può assaggiare un po’ di misticismo, senza restarne travolti, e incrociare persone che fuggono, evadono e si incontrano come nel bellissimo Notturno Indiano di Tabucchi.
A volte basta un casuale incontro per arricchire una vacanza e aprire a possibilità che scaturiscono proprio da un΄esperienza. Proprio dal mio incontro con il curatore in vacanza è nata l’idea di una grande mostra sull’incontro delle diversità, ma quella è un’altra storia.
Barbara Pietrasanta* Artista e direttore creativo dell’agenzia pubblicitaria Anyway , è esperta in comunicazione e linguaggi visivi dei paesi emergenti asiatici. Segue progetti di brand italiane sul territorio cinese e indiano e progetti di formazione a Shanghai. Ha scritto il saggio L’ideogramma al neon. Pubblicità, comunicazione e lifestyle in Cina. Ha esposto al Museo di Jaipur e in diverse gallerie di New Delhi, Mumbai e Kolkata.