
Vale la pena una visita alla città di Brescia dove si è aperta la prima mostra personale dell’artista cinese dissidente Badiucao, noto per le sue sfide verso le politiche cinesi, la sua censura e mancanza di diritti umani. La mostra, dell’artista noto come il «Bansky cinese», si è aperta a novembre al Museo di Santa Giulia, nonostante le pressioni del governo cinese che avrebbe voluto la cancellazione dell’evento.
La mostra che rimarrà aperta fino al 13 febbraio 2022 si intitola La Cina (non) è vicina – Opere di un artista dissidente come simbolo della libera espressione e ripercorre l’attività artistica di Badiucao dagli esordi alle opera più recenti che sono nate in risposta alla crisi sanitaria innescata dalla pandemia del Covid-19.
«La mia maggiore ispirazione è la violazione dei diritti umani in Cina», spiega Badiucao che è convinto che il potere del crescente mercato cinese ha bloccato fino ad ora la fruizione delle sue opere nelle sedi internazionali.
«Mi sorvegliano. Tormentano me, la mia famiglia e minacciano le persone che lavorano con me costantemente. Per questa ragione, è molto complicato per me fare una mostra in una galleria o museo come questo». Aggiunge, «I governi autoritari sempre vogliono controllare gli artisti».
Il trentacinquenne Badiucao, che si è autoimposto di vivere e lavorare in esilio in Australia dal 2019, si è affermato sul palcoscenico internazionale grazie ai social media, tramite i quali diffonde la propria arte in tutto il mondo. Per molti anni ha mantenuto segreta la sua identità nello sforzo di proteggere i suoi familiari.