Il brand a più rapida crescita nella storia dell’hotellerie è anche tra i più hi-tech: la camera si apre con il telefono è il maggiordomo è un robot
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Finalmente, è nata una nuova categoria di hotel di città, molto pratica e poco velleitaria. Ce n’era bisogno: posizione comoda, arredamento essenziale ma moderno e giovane, dotazioni tecnologiche, atmosfera social e informale, prezzi umani. I marchi che rappresentano questa nuova hotellerie sono Ace Hotels, 25Hours, Freehand Hostels, Edition di Marriott, Alof di Starwood, La collezione Aloft è pensata proprio per viaggiatori giovani, tecnologicamente avanzati, abituati a lavorare ovunque e a muoversi in aereo con la stessa facilità con cui si prende la metropolitana in città, con la imprescindibile esigenza di connessione 24/7. Si tratta di un mercato in rapidissima e improvvisa espansione, e per soddisfarlo, le aperture Aloft sono una via l’altra: con Monaco e Stoccarda, le prime in Germania, il brand ha raggiunto dal 2008 a oggi 100 alberghi in 15 paesi del mondo, il più tasso alto di crescita nella storia dell’ospitalità. E probabilmente, presto arriva anche in Italia, ma non ci sono ancora un luogo e una data definiti.
Nella struttura di Monaco, inaugurata lo scorso 8 settembre al posto di una stazione di polizia, davanti alla ferrovia, la lobby è la sintesi del tipo di ospitalità che si trova: si fa il check a un desk circolare, attorniato da poltrone design anni Sessanta e divani moderni disposti per creare angoli di conversazione. È anche spazio di intrattenimento, con una tavolo da biliardo e il bar Wxyz aperti e frequentati anche da chi in città ci vive. Sul bancone del bar c’è una chitarra elettrica con amplificatore; davanti, la console; dietro, sugli scaffali illuminati al neon, una tavola da surf. Vale a dire che la musica è di casa, spesso con band e dj. Ma cosa ci fa una tavola da surf? Potrebbe sembrare fuori luogo, invece è lì per una ragione precisa: l’ultima moda dei giovani di Monaco è surfare sul fiume Isar, dove si crea una bella onda. Se gli ospiti vogliono provare, possono chiedere in prestito la tavola.
L’open space del piano terra è anche zona supermarket (Refuel, ovvero rifornimento) dove si comprano zuppe da scaldare, panini, insalate, macedonie, caffè, tè, cappuccino. Tutto è fai da te, prendi quello che vuoi, a qualunque ora, paghi e consumi ai tavolini di fianco o nel cortiletto all’aperto. Alle pareti sono appesi grandi monitor con l’aggiornamento delle attività social che riguardano l’hotel – twitter e instagram con l’hashtag #aloft -, e il wifi è libero ovunque.
L’hotel ha 184 camere luminose, con scrivania, prese e ingressi usb comodi da usare (cosa che distingue per esempio il brand da altri alberghi di una generazione fa, dove spesso non ci sono prese vicine ai tavoli) e un sistema bluetooth per ascoltare la musica in camera e sotto la doccia. Ci sono anche una piccola palestra attrezzata, una zona per le riunioni con impianto e video, e anche il biliardino per le pause.
La tecnologia è uno dei punti forti di Aloft e viene continuamente aggiornata con nuovi esperimenti. È già attivo per esempio un sistema che permette di fare il check in online, registrandosi con il programma “SPG Keyless”: si riceve un sms con il numero della stanza assegnata, e si apre con il telefono, avvicinandolo al sensore della porta, come si fa con la chiave elettronica. In alcune strutture è già stato implementato anche il “Cool Concierge”, un touch screen nella lobby su cui si possono cercare informazioni pratiche sulla destinazione, prenotare taxi e fare tutto quello che fa solitamente un concierge.
Ma la ricerca procede, e nell’hotel di Cupertino, in Silicon Valley, è in via di sperimentazione il primo robot-maggiordomo (botlr, sintesi fonetica di robot+butler). Si chiama “Alo”, che suona un po’ come ciao in inglese e un po’ richiama Aloft, ed è una specie di Wall-E in divisa programmato per riceve richieste dagli ospiti, interfacciarsi con le diverse piattaforme dell’hotel, muoversi agevolmente ovunque, anche in ascensore. Per esempio, se qualcuno vuole un toast e un caffè, gli invia un tweet e, dopo un po’, Alo arriva con la consegna in camera. Sorge il timore che sia un altro strumento per togliere posti di lavoro, invece no. Al contrario, l’intento dichiarato è di liberare dalle mansioni meccaniche i dipendenti, che si possono così dedicare di più agli ospiti, in modo più diretto e personalizzato.