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Non solo Marsala

Pellegrino, una delle cantine siciliane che hanno fatto la storia di questo inconfondibile vino liquoroso, produce da vitigni autoctoni altre etichette d’eccellenza, contribuendo alla valorizzazione e al mantenimento di un territorio unico al mondo

La “sala dell’imbarco”, situata all’interno delle Cantine storiche Pellegrino a Marsala, che ospita il calco di gesso di una nave punica del 300 a.C.

Nella Sicilia occidentale c’è una grotta, sacra per le antiche religioni pagane, che racchiude una sorgente dai poteri divinatori alla quale si dissetava, diventando perciò capace di predire il futuro, la celebre Sibilla Lilibetana, vissuta nel IV secolo a. C. Secondo la tradizione, quest’acqua sorgiva ancora oggi donerebbe il dono della preveggenza a chiunque la sorseggi. Verità o credenza popolare? Una cosa è certa: la pozza che per 28 anni placò la sete della fanciulla dalle virtù profetiche e sulla quale oggi sorge una chiesa dedicata a San Giovanni, si trova nella città di Marsala: nome che rimanda immediatamente a una bevanda decisamente più profana e meno fatata – che in questi dintorni ebbe appunto origine – , ma indubbiamente riconosciuta come un vero piacere per il palato… Un vino liquoroso tipicamente locale che, a partire dal 1773, cominciò a essere esportato con successo dalla Sicilia in terra straniera grazie al mercante inglese John Woodhouse il quale ne intuì le grandi potenzialità. Capì infatti che nell’entroterra marsalese c’erano condizioni territoriali e climatiche ideali per ottenere un vino in grado di competere con i vari Madeira, Sherry e Porto che tanto piacevano agli inglesi. Senza contare che, oggi più che mai, il territorio intorno a Marsala per chilometri e chilometri è uno dei più vocati per la produzione di vini di ottima qualità grazie alle caratteristiche geologiche e climatiche: terreni freschi, clima secco e asciutto, venti provenienti da sud e forti escursioni termiche.

Alcune etichette prodotte dalle Cantine Pellegrino

Una meta imperdibile per enoturisti e amanti del vino, divenuta nel tempo un caleidoscopio di realtà vinicole d’eccellenza, tra le quali la Pellegrino, nata nel 1880, una delle cantine che hanno fatto la storia del Marsala e, attualmente, una realtà tra le più floride e importanti nel panorama vitivinicolo dell’isola, guidata dai discendenti dei fondatori, giunti alla settima generazione e sempre più attenti alla promozione dello splendido territorio siciliano. I fondamenti sui quali si basa il successo della cantina sono famiglia, storia e territorio, ovvero coinvolgimento quotidiano “sul campo” dei membri del nucleo familiare (e dei loro numerosi e competenti collaboratori) e valorizzazione del terroir e dei suoi vitigni autoctoni, investendo sia in vigna sia in cantina per la salvaguardia delle varietà più antiche e per il costante miglioramento delle tecniche dei vinificazione delle uve. Last but not least, le scelte green che riguardano tutti gli ambiti di produzione, dall’illuminazione alla logistica, dalla gestione dei rifiuti all’utilizzo intelligente e attento delle risorse idriche, fino al contenimento di ogni forma di inquinamento ambientale.

La Cantina Pellegrino a Pantelleria

Le uve Pellegrino sono coltivate nelle cinque tenute di famiglia: 150 ettari dislocati in provincia di Trapani, inclusa l’isola di Pantelleria, caratterizzati da terroir completamente differenti – dalla paleospiaggia sabbiosa alla matrice argillosa – chiamati a esprimere il meglio di alcuni vitigni, soprattutto autoctoni (Grillo, Inzolia, Catarratto, Grecanico, Zibibbo, Malvasia, Nero d’Avola, Nerello mascalese, Frappato, da alcuni dei quali si ottengono anche le varie tipologie di Marsala). Vitigni che hanno trovato il loro habitat naturale nei diversi poderi di famiglia: grazie alla sperimentazione e ad anni di ricerca in vigna, Pellegrino ha infatti individuato le condizioni climatiche e i suoli più idonei alla coltura di ciascuna cultivar dalle quali nascono le varie tipologie di vino firmate Pellegrino. Vediamone alcune.
Dalle vigne lungo la costa trapanese tra Marsala e Mazara del Vallo, situate a pochi metri dal mare e accarezzate dal vento africano, nasce Salinaro, etichetta ottenuta da uve Grillo in purezza, nella quale i fini aromi di agrumi si fondono a note di fiori d’arancio e mandorlo e a lievi note erbacee.

La Tenuta Kelbi

Rimanda invece alla dominazione araba Kelbi, Catarratto in purezza, che prende il nome dalla dinastia islamica dei Kalbiti che regnò sulla Sicilia tra il 948 e il 1040 rendendola una terra florida grazie ai notevoli miglioramenti apportati all’agricoltura e all’irrigazione.

La Tenuta Rinazzo

Un’altra tenuta di famiglia si chiama Rinazzo: undici ettari di terreno aspro e sabbioso, con temperature diurne estremamente elevate. Qui nasce l’omonimo rosso, ottenuto al cento per cento da uve Syrah.

La Tenuta Gazzerotta

Gazzerotta, la più grande delle tenute Pellegrino, prende il nome dalle gazze bianche e nere che nei mesi autunnali sorvolano i campi brulli: 90 ettari di terreno dove, oltre al Nero d’Avola, crescono anche due antichi vigneti di Grillo impiantati nel 1981 e nel 1982: questi ultimi vitigni hanno grandi dimensioni e radici profonde, perfettamente adattate alle condizioni di stress idrico tipiche del podere il quale ospita anche un vigneto sperimentale di Malbec, il primo e unico prodotto in Sicilia.

Le saline all’interno della Riserva naturale dello Stagnone

Si trova su una collina in posizione panoramica privilegiata – dalla quale lo sguardo può spaziare sulla cittadina araba di Mazara del Vallo, sul Monte Erice, sulle Isole Egadi e sulla Riserva naturale dello Stagnone con le sue candide saline e i fenicotteri rosa che si levano in volo – la Tenuta Rakalìa, dall’arabo terra di Alì, così chiamata per la sua rara bellezza e fertilità. In questa superficie vitata di 2,85 ettari nasce il vino che prende il nome dal podere, un bianco secco ottenuto da uve Malvasia in purezza, caratteristica che lo rende unico nel panorama siciliano.
Nei vigneti ad alberello di Pantelleria, Patrimonio dell’Umanità Unesco, viene coltivata l’uva Zibibbo da cui nasce un grande Moscato, prodotto nella cantina Pellegrino situata sull’isola, dotata anche di un suggestivo e moderno spazio per degustazioni aperto al pubblico da giugno a settembre. Dalle stesse uve essiccate al sole d’agosto sui graticci di canne nasce il Passito di Pantelleria, di cui il Nes rappresenta la versione più nobile e pregiata. L’uva Zibibbo, sempre coltivata a Pantelleria e vinificata a secco, dà origine pure a Isesi, un bianco secco, morbido, equilibrato e piacevolmente sapido, caratterizzato da profumi di cappero, gelsomino, mela verde, pesca bianca, accompagnati da lievi sentori di salvia.

L’Enoteca Ouverture

Quelle che abbiamo elencato sono solo alcune delle etichette prodotte da Pellegrino. Per degustarle e saperne di più sulla storia di questo marchio, si possono visitare le Cantine storiche di Marsala, aperte tutto l’anno, che propongono un’esperienza diversificata e multisensoriale, rivolta non solo a enoturisti e appassionati di vino, ma anche a tutte le persone desiderose di trascorre monenti di relax in un ambiente ricco di contenuti culturali, artistici, archeologici ed enogastronomici. La porta di ingresso delle visite è un luminosissimo spazio chiamato Ouverture – caratterizzato da un’architettura d’avanguardia che lo fa assomigliare a una nave in procinto di salpare verso le isole Egadi – dedicato alle degustazioni tecniche guidate, durante le quali i visitatori possono approfondire la conoscenza del vino, dall’analisi sensoriale alla scelta del miglior abbinamento gastronomico. Lasciata Ouverture, si procede verso le Cantine vere e proprie, un susseguirsi di numerosi e ampi spazi, in parte dedicati all’interessantissimo racconto della storia del Marsala, che accolgono più di 1.000 barrique e botti in legno di rovere.

Particolare dei carretti siciliani ospitati nelle Cantine storiche Pellegrino a Marsala – foto Giacomo Gabriele

All’interno di queste ultime affinano per lunghi anni le differenti tipologie di questo vino liquoroso: la linea vintage, composta da Oro, Ambra, Rubino, Garibaldi, S.O.M, e i due classici Vergine e Soleras. Proseguendo lungo il percorso si arriva a quella che un tempo veniva chiamata “sala dell’imbarco” perché ospitava le botti destinate alla navigazione, dove si può ammirare un vero e proprio tesoro dell’archeologia marina: un calco di gesso di una nave punica del 300 a.C., donato dall’archeologa inglese Honor Frost alla famiglia Pellegrino in segno di riconoscenza per averne finanziato il recupero. Imperdibili, sempre all’interno delle Cantine, la collezione di cinque preziosi e colorati carretti siciliani dell’Ottocento, la raccolta di arnesi utilizzati anticamente dai maestri bottai e l’esposizione dell’archivio commerciale, anch’esso dell’Ottocento, appartenente alla famiglia di Benjamin Ingham, un mercante di stoffe inglese che, qualche anno dopo essere arrivato in Sicilia, nel 1812 decise di seguire le orme di Woodhouse intraprendendo la redditizia produzione e commercializzazione del Marsala.

I Silos Pellegrino

Uscendo dalle Cantine, l’occhio viene immediatamente attirato dai Silos, importante testimonianza di archeologia industriale: un tempo venivano infatti utilizzati per la conservazione dei vini, mentre oggi, dopo una sapiente ristrutturazione, ospitano eventi enogastronomici che hanno per protagonisti cuochi del territorio e grandi nomi della cucina italiana e internazionale. Particolarmente suggestiva la Sala Bellavista, con le sue vetrate circolari, dalla quale si gode una vista indimenticabile sulle isole Egadi e la Riserva naturale dello Stagnone: magia allo stato puro!

Per informazioni e prenotazioni: https://www.carlopellegrino.it