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Albe in malga d’estate

Diario di un weekend in Valle di Ledro per scoprire un antico mestiere e la vita in quota

Diario di un weekend in Valle di Ledro per conoscere un antico mestiere e scoprire la vita in quota

di Alessandra Gesuelli

Alzarsi all’alba ha sempre un certo fascino. A differenza dei tramonti, le albe te le devi guadagnare. Costano fatica e devi veramente volerle. Soprattutto per una ragazza di città come me. E ancora di più se poi lo scopo è quello di andare in una malga in alta montagna a mungere le mucche e fare il formaggio. Ma è stata questa la mia sfida. Vedere come è; riscoprire un mestiere antico e vivere la montagna d’estate in un modo unico e particolare. L’occasione è stata Albe in Malga, iniziativa che fino al 30 agosto apre al pubblico ben 16 malghe trentine sparse in diverse valli. Si tratta di piccole baite dove anticamente (e ancora oggi) si portavano le mucche nei pascoli alti nel periodo estivo. È organizzata ogni estate da qalcuni anni, dall’agenzia di promozione Visit Trentino, con le Strade del Vino e dei Sapori e i diversi territori coinvolti. Io ho partecipato a quella della Malga Trat in Valle di Ledro. Tra il Lago di Garda e quello d’Idro è una valle verdissima e molto scenografica.

L’arrivo in quota. All’imbrunire ho parcheggiato la macchina e ho iniziato a percorrere il sentiero nel bosco di 20 minuti che portava verso il Rifugio Pernici. A 1600 metri di altezza, questa baita a Bocca di Trat è stata costruita nel 1929 su quello che restava di alcune baracche della Prima Guerra Mondiale, da qui si dipartono diversi percorsi che toccano i rifugi e le postazioni austriache. Da percorrere nel Centenario dello scoppio della Grande Guerra. Il rifugio ha all’interno una bella sala ristorante ariosa e luminosa e al piano di sopra 30 posti letto, in stanze rinnovate da poco, pulitissime e ben organizzate. A gestirlo due ragazzi appena trentenni Marco e Andrea, con le rispettive famiglie, che hanno scelto di vivere in quota e da alcuni anni accolgono escursionisti, famiglie e stranieri, soprattutto tedeschi e olandesi, che vogliono vivere appieno l’esperienza della montagna. Arrivare al Rifugio all’imbrunire è stato davvero piacevole: fuori il fresco della sera, dentro la stufa accesa, le risate, i racconti e l’ottimo cibo. Ho assaggiato per la prima volta la polenta di patate, tipica specialità della Valle di Ledro. “Ogni famiglia ha la sua variante ed è una tradizione che si tramanda di generazione in generazione, non ce ne è mai una sola”, mi ha raccontato Marco. Quella della sua famiglia è con la verdura ma molti aggiungono la luganega (salsiccia sottile).Vedi la ricetta

In malga. Nonostante il tempo non sia stato buono, l’atmosfera del bosco che si risveglia con la pioggia e la foschia tra i rami, non ha tolto nulla all’esperienza. Alle 5 del mattino mi sono svegliata e preparata; nella sala comune mi aspettava un bel caffè caldo per darmi la carica e scendere fino a Malga Trat, a 20 minuti di distanza. Ad accogliere me e le tante persone arrivate, nonostante il maltempo, c’era la famiglia Sartori, mamma, papà e 5 figli. Tra di loro, Stefania e Matteo sono fortemente impegnati nella gestione della Malga. Non sono un caso unico, negli ultimi anni sono tanti i giovani trentini che tornano alla terra e scelgono una vita non facile ma ricca di soddisfazioni come quella in quota. È Stefania a fare da guida nella stalla dove le mucche devono essere munte ogni giorno. Nonostante esistano le macchine per completare l’operazione, Stefania ha mostrato al gruppo come si fa a mungere a mano. Ho provato anche io con una mansueta e collaborativa mucca chiara di nome Barbie. Dopo la mungitura è stata la volta della raccolta del latte per fare il formaggio e il burro. A mostrare come si fa è intervenuto Matteo, che ci ha spiegato la preparazione del formaggio primo sale: delizioso e saporito, è pronto in alcuni giorni. Infine, alle sette siamo stati tutti invitati alla ricca colazione. Un bel buffet di salato e dolce con tutto il meglio del territorio della Valle di Ledro e tante specialità trentine. Ho adorato il latte, naturalmente, e il burro, freschissimo e molto cremoso.

Sul Lago di Ledro. Stretta tra località ben più note, come il Lago di Garda, la Valle di Ledro è una piccola gemma tutta da scoprire. A cominciare dal suo lago. Con le acque cristalline e tiepide (24 gradi d’estate), questo specchio d’acqua è Patrimonio Unesco, insieme ad altri 110 luoghi dell’arco alpino, perché conserva un importante sito archeologico dell’età del Bronzo: i resti di alcune palafitte e di un villaggio che testimoniano un importante insediamento. Sul sito è stato creato un museo e vi si svolgono tantissime attività per grandi e piccoli non solo d’estate. A poca distanza, nella pineta di Pur, ho fatto una camminata tra arte e paesaggio con Ledro Land Art. Il progetto, avviato nel 2012, ha coinvolto finora una ventina di giovani artisti, soprattutto locali, nella realizzazione di 24 opere d’arte immerse nel bosco. Mi ha colpito in modo particolare I volti nella Terra di Micol Grazioli: delle maschere in terracotta immerse nel terreno muschioso con il volto verso il basso, a simboleggiare la comunicazione e il contatto con la natura. Per dormire sono stata a Lenzumo, nel piccolo Garnì dal Mozat. Gestito con grande cura e dedizione da una unica famiglia, ha 10 camereappena rifatte e un bell’affaccio verso le montagne. Le colazioni poi sono speciali, con super torte di frutti di bosco fatte in casa e servite fresche. Una ottima base per esplorare i dintorni.

Ledro Food. Se la qualità della cucina e il cibo sono un vanto da queste parti questo ristorante con bar e alcune camere a Molina di Ledro, merita una menzione a parte come piccola sorpresa del weekend. La Locanda Le Tre Oche ha tavoli semplici e atmosfera familiare, a gestirlo una coppia: la moglie in cucina e il marito in sala. Il menu cambia ogni giorno con prodotti locali e ricette della tradizione preparate davvero con gusto e attenzione. Nella serata in cui sono andata c’era il menu lago. Ottimo il primo: tortelloni ripieni di lavarello, con pomodoro pachino e pesto di rucola, da abbinare con il bianco trentino Nosiola. Dalla cucina ho provato anche un’anteprima sul menu del giorno dopo, dedicato all’emigrazione: un assaggio dei dolcissimi gnocchi boemi, ricetta ispirata proprio alla migrazione di molti abitanti della valle in Boemia dopo la Prima Guerra Mondiale. Tra le specialità, ho provato anche i caponec, nella sagra del paese di Ledro, proprio sul lago. Si tratta di un impasto di pane, erbette e formaggio avvolto in foglie di vite (vedi la ricetta qui). Delizioso piatto casalingo, richiede parecchio tempo di preparazione, almeno due giorni, e viene cucinato solo in occasioni speciali. Ecco perché prima di lasciare la valle alla fine del weekend, ho promesso alle signore del comitato organizzatore della sagra, di tornare il prossimo anno per aiutare a cucinarli. Una promessa da mantenere.