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Estate in Riviera

No, non è quella francese e nemmeno la costiera amalfitana. Dopo due anni, si torna in Albania in un viaggio alla scoperta di baie segrete, montagne a picco sul mare e borghi dove il tempo scorre lentamente

MILLE SFUMATURE DI BLU
Visto nella mappa sembra un dito che protende dolcemente nello Ionio. Un territorio selvaggio, in gran parte ancora inesplorato, paradiso per escursionisti e chi ama i panorami indimenticabili. Il Parco nazionale di Karaburun-Sazan, unico parco marino dell’Albania, è un microcosmo nel cuore dei Balcani: baie segrete, colline, spiagge, grotte dove vivono foche del Mediterraneo, natura incontaminata. E poi, ancora, bunker, gallerie sotterranee e rifugi antinucleari costruiti durante i lunghi anni di regime comunista per proteggersi da un eventuale attacco esterno, che di fatto non è mai avvenuto. È un posto dove la storia si tocca con le mani. Per rendersene conto, basta raggiungere la Baia di Grama, nel versante occidentale della penisola. Qui, tra acqua cristallina e macchia mediterranea, si trovano delle scogliere con iscrizioni in greco antico e latino, lascito di pescatori e uomini di mare che, in passato, vi hanno trovato rifugio. Occorre avere gambe ben allenate per percorrere il sentiero che collega la baia attraverso spiagge nascoste, chiesette abbandonate e boschi di pini, all’idilliaca spiaggia di Palasa, prima tappa della riviera albanese. <<Questa è una delle esperienze indimenticabili da fare durante un viaggio nella Terra delle aquile>>, afferma Jonida Shano di GAIAlbania, tour operator specializzato nella realizzazione di viaggi in chiave sostenibile che promuove percorsi alternativi nel Paese. <<L’itinerario, infatti, consente di addentrarsi lungo uno dei tratti costieri più belli, remoti e incontaminati dell’intera penisola balcanica in maniera totalmente sostenibile: camminando, facendo soste presso piccole strutture gestite da gente del posto e andando alla scoperta di un territorio ancora off the radar che ha tanto da offrire oltre alle spiagge già note a tutti>>, conclude.

BORGHI E CASTELLI VISTA MARE
Pensare, infatti, che il sud dell’Albania sia solo mare e belle spiagge, è un errore che commettono in tanti. Tutta la riviera è disseminata di monasteri, chiese, castelli e borghi in pietra. Come Pilur, soprannominato “il balcone della costa” per via delle viste da cartolina che regala sullo Ionio. Per raggiungerlo si percorre il sentiero dei pastori, una strada impervia e scoscesa che sale sulla montagna, battuta centinaia di anni fa, attraversata ancora oggi da gente del posto di cui è piacevole ascoltare i racconti passo dopo passo. O Qeparo, borgo semi-abbandonato che con le sue case in pietra e stradine acciottolate consente di fare un vero viaggio indietro nel tempo e immaginare come fosse la vita qui nel passato. Meno conosciuti, i villaggi di Tragjas e Dukat anime storiche dell’Albania meridionale. È qui che si viene per fare un’esperienza di viaggio autentica e anche per assaporare la gastronomia tradizionale dell’area che diversamente da quello che si potrebbe pensare non è a base di pesce, ma fatta di piatti di carne e prodotti che offre la terra. Autentico, come la zona, è l’harapash, piatto tipico dei pastori ancora oggi preparato dalle famiglie del posto: una sorta di polenta realizzata con farina di mais, yogurt, burro fresco di capra e stufato di interiora di capra. I vegetariani non si allarmino: Kantina Dukat, una realtà a conduzione familiare nei pressi di Valona, offre un menù di soli piatti a base di verdure e frutta rigorosamente coltivate in loco. È il Castello di Porto Palermo, però, il fiore all’occhiello dell’Albania del sud. Su un isolotto collegato alla terraferma da un istmo stretto e lungo, il maniero fu costruito all’inizio del XIX secolo dal governatore e politico albanese Ali Pasha di Tepelena come regalo per la sua amata Vasilliki. Dopo la visita, è d’obbligo un tuffo nella baia di Porto Palermo. D’altronde, siamo in una delle zone di mare più belle d’Europa e le numerose sfumature di blu, turchese e azzurro dell’acqua intorno al castello sono un richiamo troppo forte per non cedere a un bagno.

PAROLA D’ORDINE: SCOPERTA
Non si può dire di essere stati in Albania senza aver visitato almeno una delle due città storiche del Paese, e cioè Girocastro e Berat, entrambe nella lista dei patrimoni mondiali dell’umanità Unesco. Così, rientrando nell’entroterra attraverso il passo montano di Llogara -che regala viste incomparabili sulla riviera, il mare e in lontananza persino le isole greche ioniche- la strada prosegue in direzione di Berat. La città dalle finestre sovrapposte, così chiamata per via dei numerosi punti luce che si aprono sulle pareti dei suoi edifici, è un museo a cielo aperto: chiese, moschee, abitazioni secolari e un grande castello, Kala, ancora oggi abitato. Qui viene ancora oggi preparato secondo l’antica ricetta uno dei dolci più originali e antichi d’Europa, il kabuni chiamato anche il dolce del Sultano. Si tratta di un piatto a base di carne di agnello, riso, burro, latte di pecora, zucchero, cannella e uvetta, in passato servito a personalità di spicco per via dei numerosi ingredienti utilizzati per prepararlo. Dalla Moschea degli Scapoli, secondo la leggenda frequentata da ragazzi in cerca di moglie, a quella del Re, costruita a fine ‘400 per volere del sultano Bayezid II che si distinse per la politica di accoglienza degli ebrei sefarditi espulsi nel 1492 dalla Spagna, ai quali concesse di stabilirsi nei territori dell’impero ottomano e, dunque, anche nell’attuale Albania, dal Museo Onufri dedicato al celebre pittore albanese di icone del XVI secolo, alla pittoresca Chiesa della Santa Trinità, scenograficamente posizionata a strapiombo su una collina, tutto qui invita alla scoperta. Non resta, dunque, che lasciarsi trasportare dallo stupore e ammirare ogni dettaglio che la città, e l’intero Paese, offrono ai visitatori.

Per info: GAIAlbania