Una ricerca racconta l’importanza dell’esperienza culinaria in viaggio come chiave di volta nella scoperta di un paese

di Maria Tiziana Leotta
Aigo, società di consulenza in marketing e comunicazione specializzata in turismo, ospitalità e trasporti, e i e i partner di Pangea Network, associazione internazionale di agenzie indipendenti specializzate nella consulenza e comunicazione nel settore del turismo, presentano i risultati della ricerca “Turismo Enogastronomico” condotta con i partner di Pangaea network, associazione internazionale di agenzie indipendenti specializzate nella consulenza e comunicazione nel settore del turismo.
La ricerca prende in considerazione un campione di 389 operatori del settore turismo che operano in cinque paesi europei: Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito. L’intento è quello di analizzare uno dei segmenti che ha avuto una rilevante crescita negli ultimi anni: il “Turismo Enogastronomico”, ovvero i viaggi nei quali l’esperienza culinaria arricchisce e influenza la scelta della destinazione stessa. Si analizza inoltre il trend di mercato e il profilo del viaggiatore tipo.
Per il 66% degli intervistati l’esperienza enogastronomica determina la scelta del viaggio. I paesi in cui il fattore enogastronomico è particolarmente apprezzato sono la Spagna (82%), il Regno Unito (73%), l’Italia (61%) e la Francia (60%).
Secondo il 38% degli intervistati, laddove è presente una rinomata cultura enogastronomica, questa occupa una parte predominante nel rappresentare l’immagine di un paese (addirittura fino al 50% della valutazione dell’immagine stessa).
Il 40% degli intervistati sostiene di aver assistito a una lieve crescita di questa tipologia di viaggi negli ultimi tre anni, il 38% dichiara di aver registrato un incremento considerevole, mentre l’8% ritiene che non ci sia stata alcuna crescita. Il 42% degli italiani sostiene che il settore sia cresciuto poco, mentre il 40% pensa si sia sviluppato considerevolmente.
Il settore rappresenta fino al 10% delle vendite sul fatturato complessivo e un dato ancora più significativo riguarda il campione inglese, il cui 25% dichiara un’incidenza del 30%.
Gli itinerari gastronomici sono venduti dal 41% degli intervistati e solo il 29% non ne ha attualmente in programmazione, ma ha intenzione di svilupparli. Il restante 30% non vende tali proposte e non ne ha in programma per il futuro.
La promozione avviene principalmente per mezzo della consulenza diretta e verbale al cliente in agenzie di viaggio (26%). Solo il 22% promuove i pacchetti attraverso internet, social network e blog. Il 16% si avvale di brochure e riviste di settore, il 13% espone materiali da banco e sempre un 13% organizza eventi rivolti ai consumatori. Solo il 6% promuove tramite radio e tv.
I fattori chiave che rendono un pacchetto attrattivo sono prevalentemente la visita a mercati e produttori locali e la possibilità di acquisto dei prodotti stessi in loco. Anche eventi, festival gastronomici e laboratori di cucina riscuotono interesse.
Per quanto riguarda invece il tema Expo Milano 2015, il 41% degli addetti ai lavori dichiara che non prevede di proporre alla propria clientela un viaggio in Italia per l’occasione. È alta anche la percentuale di chi non ha ancora deciso se promuovere l’evento (34%), mentre solo il 25% degli intervistati pensa di progettare una proposta ad hoc. In controtendenza il campione italiano, per cui la percentuale di chi programma pacchetti per l’occasione sale al 58%.
I “food travelers” preferiscono acquistare i propri soggiorni a seguito di una consulenza diretta con agenti di viaggio e sono maggiormente le donne che, alla fine, prenotano. L’esperienza culinaria è spesso associata alla scoperta dei luoghi nei dintorni, a proposte di benessere e a eventi a tema. Il viaggiatore tipo ama visitare mercati e produttori locali e acquistare le prelibatezze tradizionali. Viaggia prevalentemente in coppia e preferisce soggiorni della durata di 2-3 giorni. Vanta inoltre una capacità di spesa medio/medio-alta in quanto identifica la cifra massima di spesa giornaliera attorno ai 250 euro.
Il 55% dei professionisti descrive i “food travelers” come viaggiatori alla ricerca di aspetti autentici del paese che visitano, soprattutto attraverso l’esperienza enogastronomica. Il 28% pensa sia più appropriato definirli come persone che cercano un momento di socializzazione e di condivisione attraverso il viaggio culinario. Solo l’8% ritiene si tratti di turisti mossi da trend socio-culturali.
Nelle foto: i piatti di Giorgio Trovato, chef del Convito di Curina.