
La spiaggia di Marinella, una delle più belle della Sardegna, offre una splendida visuale sul golfo omonimo e sulle isole di Soffi e Mortorio. Si trova in provincia di Olbia, a 4 km dalla celebre Porto Rotondo e a circa 8 da Golfo Aranci, un’altra località balneare rinomata. A pochi metri da questa spiaggia di sabbia finissima e dal mare turchese che la lambisce sorge lo storico cinque stelle Abi d’Oru (in sardo, ape d’oro), costruito nel 1963 per volere del conte Vittorio Cini, mecenate italiano e patron di Ciga Hotels. L’albergo si chiama così non a caso: l’architetto, giornalista e scrittore Antonio Simon Mossa l’ha infatti concepito secondo uno schema che riproduce quello degli esagoni degli alveari. Un progetto così originale da essere pubblicato sulle riviste di architettura più importanti degli anni Sessanta.

Nonostante sia il primo albergo sorto a Porto Rotondo, anno dopo anno l’Abi d’Oru ha sempre saputo rinnovarsi. Numerose le novità del 2019, a cominciare da un servizio ancora più curato e da una particolare attenzione alle famiglie. Come spiega Alessandro Convertino, nuovo General manager dell’hotel, «all’Abi d’Oru l’ospite è al centro di tutto. Saluto personalmente ognuno di loro all’arrivo, così che possano sentirsi subito i benvenuti: un’accoglienza da boutique hotel, personalizzata sulle singole esigenze, pur offrendo servizi e spazi tipici di un grande resort sul mare».

L’albergo dispone in totale di 150 tra camere, junior suite e suite, quasi tutte con vista sul Golfo di Marinella. Inaugurate quest’anno 10 spaziose Family room con tutti i comfort per chi viaggia con i bambini, che si aggiungono alle 2 Signature Suite aperte nel 2018 e alle oltre 50 camere tra Suite, Junior Suite e Deluxe Room recentemente rinnovate.

Per i più piccoli ci sono la nuova piscina riscaldata, che si aggiunge a quella per i grandi (anch’essa riscaldata), e il piccolo ristorante “forbidden to adults”, che completano i servizi già offerti dal Bee Happy Kids Club: spazi a misura di bambino dove si mangia, si gioca in acqua, da soli o in gruppo, si fa pratica sportiva e si balla (c’è anche una mini-disco serale), sempre sotto l’occhio attento di personale esperto.

Anche l’offerta gourmet quest’anno è stata rafforzata grazie all’apertura di nuovi ristoranti: il Bellavista che, come si intuisce dal nome, è una terrazza affacciata sul golfo di Marinella dove si possono gustare piatti della tradizione italiana, e il Tzia Maria, che propone piatti tipicamente sardi: per esempio, culurgiònes ripieni di patate, percorino e menta; porcheddu; zuppa gallurese e, tra i dolci, seadas, fatte con una morbida sfoglia fritta che racchiude formaggio e miele.

Sulla spiaggia c’è invece il Marinella, che alla sera si trasforma in uno dei pochi ristoranti “pieds dans l’eau” della costa e propone una cucina di mare squisita (da provare, tra gli altri, il crudo di scampi e gamberi rossi, yogurt, mango e albicocche all’anice; la “fregula” con guazzetto di crostacei, fiori di zucca e pistilli di zafferano; il risotto al’astice con cuore di burrata; il sautè di cozze). Il tutto accompagnato da ottimi vini locali e non.

Last but not least, l’hotel ha firmato un importante accordo con Antonio Marras che ha disegnato i nuovi abiti indossati da tutto il personale. «La scelta di collaborare con uno stilista sardo di fama internazionale», spiega Convertino, «rientra nella volontà di legare ancor di più la nostra ospitalità alle eccellenze dell’isola della quale siamo orgogliosi. Qui soggiornano persone che arrivano da tutto il mondo. Portare gli abiti che Marras ha disegnato apposta per noi significa rendere subito visibile la nostra identità e rendere orgoglioso il nostro personale della sua cultura e di quello che trasmette».

Per creare le divise, lo stilista è partito proprio dalle tradizioni sarde. A cominciare dai colori – porpora, écru, grigio e nero – e dalla scelta del tessuto damascato a roselline, depositario di memoria e cultura. Chi accoglie gli ospiti porta abiti a tubino, a corolla o tailleur con giacchetta, mentre chi li serve veste con grembiulini arricciati che ricordano le tipiche gonnelline del folklore locale. Per chi assiste gli ospiti durante tutto il soggiorno la scelta di Marras è caduta invece su pantaloni cargo super street, mentre il personale dell’Abi Spa indossa abiti con taglio a kimono, citazione delle culture orientali e della loro grande competenza nel campo wellness. A proposito della spa – quattro sale per massaggi e trattamenti cosmetici viso e corpo, sauna, bagno turco, docce emozionali, cascata di ghiaccio, zona relax e vasca idromassaggio esterna – essa propone alcuni trattamenti signature di Soha Sardinia, brand sardo noto, tra l’altro, per i prodotti cosmetici ottenuti utilizzando essenze e oli essenziali locali (per esempio, l’uva Cannonau e l’elicriso) che dal 2019 firma anche la nuova linea cortesia delle camere dell’hotel.
Informazioni e prenotazioni: www.hotelabidoru.it

L’hotel Abi d’Oru offre ai suoi ospiti un servizio di transfer per raggiungere Porto Rotondo, una delle più importanti realtà turistiche sarde. Non lontana dalla lussuosa Porto Cervo, è altrettanto elegante, ma più discreta, frequentata da un turismo vip nazionale e internazionale che, però, ha fatto dell’understatement e del buon gusto le proprie bandiere (qui non troverete veline&Co, neppure a Ferragosto…).

Inoltre, Porto Rotondo, pur essendo relativamente giovane – il nucleo iniziale del villaggio venne infatti creato dal nulla nel 1964 dai nobili fratelli veneziani Luigi e Nicolò Donà dalle Rose – ospita un vero e proprio gioiello: la chiesa di San Lorenzo, dal nome del padre dei due fondatori, progettata dagli artisti Andrea Cascella e Mario Ceroli (ideatore anche del teatro locale che porta il suo nome), insieme all’architetto Gianfranco Fini.

Situata in cima a una monumentale scala di granito che parte da San Marco (la piazzetta principale del paese), la chiesa ha una facciata moderna, fatta di lastre di granito tagliate al centro da una feritoia longitudinale. La volta, a forma di carena di nave rovesciata, è ornata da un migliaio di statue di legno, create da Ceroli, che rappresentano, tra l’altro, il Giudizio univesale, l’Ultima cena e la Fuga in Egitto.

Alle pareti silhouette di oggetti e personaggi sagomati nel legno. Non persone qualsiasi, ma quelle che hanno un legame particolare con il borgo: i Donà dalle Rose, naturalmente, ma anche gli umili pescatori che in queste acque pescavano i tonni. Creazione di Ceroli anche il rosone di vetro che raffigura Papa Paolo Giovanni II, realizzato a Burano.

E’ invece opera di Cascella l’altare, sopra al quale è situata una Deposizione. Durante la bella stagione, la chiesa, il Teatro Mario Ceroli e altri luoghi del villaggio ospitano intereressanti concerti di vari generi musicali. Il 21 agosto, per esempio, sarà la volta di Noemi con il suo La Luna tour (per informazioni e prenotazioni: Fondazione Porto Rotondo, tel. 0789 34114; 0789 34105, int. 4, info@fondazioneportorotondo.net).

Da non perdere la passeggiata dalla chiesa al porto che l’artista Emmanuel Chapalain ha abbellito con figure di pietra che rappresentano la catena alimentare marina e i suoi pesci: squali, tonni e spada che nuotano tra le onde.

Un altro punto di riferimento locale è lo Yacht Club Porto Rotondo, uno dei più importanti d’Italia anch’esso voluto dai fratelli Donà dalle Rose, dove ogni anno si tengono importanti eventi sportivi, per esempio il Big Game, relativo alla pesca d’altura. Quest’estate, fino al 29 settembre, lo Yacht Club ospita Porto Rotondo On Top, un temporary restaurant di nuova concezione ideato dall’agenzia New Blend che ha già sperimentato lo stesso concept nell’estate del 2018 a Milano: 11 chef – che fanno parte di Jeunes Restaurateurs d’Europe, la più importante associazione che riunisce i migliori e più giovani rappresentanti dell’alta gastronomia del vecchio Continente – si alternano ai fornelli portando in tavola, settimana dopo settimana, la loro personale proposta culinaria. Oltre alla valorizzazione della cucina, l’attenzione è riservata all’aperitivo con drink ricercati e una carta dei vini d’eccellenza.

Per informazioni dettagliate sul programma e prenotazioni: https://www.portorotondoontop.it
Lo Yacht Club, che propone anche molti servizi per chi attracca e numerosi eventi e serate con dj set, è il punto di partenza per crociere e gite in barca alla scoperta di questo meraviglioso litorale.

Per avere scorci unici della terra sarda dal mare, ci si può rivolgere all’agenzia Given for Yachting (http://www.givenfor.it), considerata tra le società di charter, vendita e brokerage più serie e professionali del Mediterraneo.
Per maggiori informazioni su tutto quello che avviene a Porto Rotondo: https://www.sardegna.info/porto-rotondo

Un’altra meta must a pochi chilometri dall’hotel Abi D’oru è il delizioso paesino di San Pantaleo, nell’interno, incassato tra suggestivi picchi di granito. Un luogo fuori dal tempo, nato alla fine del XIX secolo, e diventato meta bohémienne negli anni Settanta, quando un gruppo di artisti, pittori e scultori cominciarono a frequentarlo per fuggire dalla mondanità della vicina Costa Smeralda.

Tutti i giovedì, da maggio a ottobre, il villaggio ospita un mercato molto frequentato (si consiglia di andarci non più tardi delle 8,30, altrimenti è impossibile percorrere le strezze viuzze dove stazionano le bancarelle): oltre a prodotti alimentari tipici, ci sono numerosi banchetti che vendono abiti, costumi, copricostumi, scarpe, bijoux, corallo e persino cachemire. Vale la pena dare un’occhiata anche alle varie boutique aperte nella stagione estiva e alle botteghe degli artigiani e dei produttori locali.

Per esempio, Herbazar, ospitato in un antico spaccio di liquori. Qui troverete prodotti naturali sardi: cosmetici, infusi, condimenti, miele, legni e oli essenziali, rigorosamente ottenuti dai principi attivi di piante, selvatiche e non, cresciute sull’isola.
Uno dei souvenir più amati di Herbazar sono i Bonsardi, bonsai fatti con le tipiche essenze della macchia mediterranea: olivo, rosmarino, ginepro, corbezzolo, sughera, quercia, assenzio, elicriso, lentisco, lavanda e tanti altri (http://herbazar.it).

Di fianco ad Herbazar c’è la SaSa Art Gallery, atelier di Stefano Sanna, ormai noto in tutto il mondo come pioniere e ambasciatore della cosiddetta Metacycling Art: utilizza infatti materiali di scarto, per esempio i resti di vecchie imbarcazioni naufragate oppure oggetti sottratti al degrado, per creare le sue originali opere (info: https://sasa-art.com).
