
Sembra un paradosso temporale della teoria della relatività einsteiniana: esiste una copia del Campanile di San Marco di Venezia più vecchia dell’originale. Si trova a Pirano, deliziosa cittadina slovena sulla costa adriatica e, a differenza del parón de casa veneziano, crollato nel 1902 e poi ricostruito nel decennio successivo, non ha subito danni dopo l’edificazione, avvenuta tra il 1608 e il 1609.

La torre campanaria piranese, in realtà alta quasi la metà del “gemello” più noto, è collocata accanto al Duomo di San Giorgio, in stile barocco veneto, e all’annesso battistero ottagonale, dedicato a San Giovanni Battista, entrambi edificati sull’antico Castrum che domina l’abitato. Dal sagrato erboso davanti alla chiesa, affacciato sul mare, nelle giornate limpide si gode un’ottima vista a 360 gradi su tre Stati: l’Italia, con Trieste e le Alpi, la Croazia e, naturalmente, la Slovenia.

Indimenticabile anche il colpo d’occhio sul sottostante abitato di Pirano e sul suo reticolo di case pastello e vie strette e tortuose, concepite così per “spezzare” la bora che in certi periodi dell’anno soffia impetuosa. Ma per capire appieno perché Pirano viene definita “la piccola Venezia” – il lungo sodalizio tra la cittadina e la Serenissima durò circa 5 secoli, fino alla caduta di quest’ultima nel 1797 – bisogna visitare la centralissima e irregolare piazza Giuseppe Tartini, dedicata al violinista (1692-1770) autore della celebre sonata Il trillo del diavolo: qui sorge appunto una graziosissima casa in stile gotico-veneziano, abbellita da ricche decorazioni in pietra e da un balcone angolare, che sulla facciata reca uno stemma con la scritta “lasa pur dir” (lascia pure che parlino): secondo una leggenda locale, un ricco mercante veneziano si innamorò di una bella ragazza piranese di origini modeste e come prova d’amore le fece costruire questa casa. Visto che la giovane era preoccupata per i pettegolezzi dei suoi concittadini che sostenevano fosse interessata solo ai soldi del fidanzato, il nobile fece incidere questa scritta eloquente per metterli definitivamente a tacere.

Numerosi gli altri edifici di pregio affacciati su piazza Tartini, per esempio il Palazzo comunale, costruito alla fine del XIX secolo, sulla cui facciata spicca un imponente leone di pietra con un libro aperto, riferimento alla Serenissima e all’edificio che sorgeva nello stesso punto, in stile romanico-gotico, costruito dai veneziani alla fine del XIII secolo.

Da notare anche l’odierna pavimentazione della piazza, caratterizzata da una lunga linea curva e da numerosi riquadri: la prima rappresenta il punto dove un tempo il mare lambiva l’abitato – fino agli inizi del XIX secolo parte dell’area attuale era occupata da un mandracchio (porto minore) per barche da pesca – mentre i secondi sono un riferimento alle saline di Sicciole e di Strugnano, una risorsa fondamentale di questo territorio sia in passato sia ai giorni nostri. Il primo di questi luoghi di estrazione di salgemma è oggi un Parco nazionale, nella cui parte settentrionale, che si chiama Lera, viene ancora estratto il sale con un metodo tradizionale risalente a più di 700 anni fa, mentre il secondo fa parte di una riserva che è l’habitat ideale di molte specie vegetali e animali.

Fontanigge, la parte delle saline di Sicciole dove non si estraggono più il sale e il fior di sale apprezzati in tutto il mondo per la loro altissima qualità, incanta per la sua unicità: qui è possibile vedere numerose specie di volatili (più di 300), vasti campi di alofite – che in autunno assumono splendide sfumature rossastre – e più di 100 case di salinai abbandonate.

Vale la pena visitare il Museo delle saline, situato appunto a Fontanigge sul bordo del Canale Giassi. Si tratta di un complesso composto da vari edifici ristrutturati: la Casa dei salinai, composta dai locali dove un tempo vivevano le famiglie, l’antico magazzino per lo stoccaggio del sale del pianterreno e un forno a legna restaurato. C’è anche la possibilità di diventare salinai per un giorno, portandosi a casa un sacchetto di sale raccolto con le proprie mani (http://www.kpss.si/it).

Oppure, più comodamente, si possono acquistare sale e prodotti derivati presso il punto vendita di Piranske soline a Lera (http://www.soline.si/en), mentre chi vuole rilassarsi nella stessa località trova la Thalasso Spa Lepa Vida, un centro termale ubicato all’aperto, in mezzo alle saline, che offre differenti tipologie di trattamenti estetici e curativi, effettuati con fango salino, salamoia e acqua marina estratti appunto nel Parco nazionale di Sicciole (http://www.thalasso-lepavida.si/it).

A ulteriore testimonianza del grande legame che la gente del posto ha da sempre col sale e col mare, vale la pena visitare l’allevamento ittico Fonda che si trova al largo di Fontaniggia, di fronte alla foce del fiume Dragonja e nel cuore del Parco nazionale delle Saline, e produce branzini, orate e cozze di qualità eccellente, materia prima dei ristoranti più prestigiosi di Slovenia e Austria.

Salite sulla barca a disposizione dei turisti, lasciatevi affascinare dall’ambiente marino unico e dai racconti di Irene Fonda, biologa come gli altri membri della famiglia, che vi racconterà com’è nata la loro attività e tutti gli accorgimenti che rendono unici i pesci e i molluschi prodotti in acque ancora incontaminate, sottoposte a rigidi controlli ambientali. Durante il tragitto, vi verrà anche offerto un gustoso aperitivo, a base di stuzzichini al branzino e ottimi vini locali, come la Malvasia istriana (http://www.fonda.si/it).

Per ampliare la conoscenza dell’Istria slovena, imperdibile una tappa a Portorose, località complementare a Pirano. Se quest’ultima è un gioiellino di arte e storia, la prima è glamour, moderna, vivace, cosmopolita, con boutique, negozi e lunghe spiagge di sabbia atrezzate: la località ideale per chi ama la vita notturna – è famosa anche per il suo casinò – piena di ristoranti e locali sul lungomare, particolarmente aninati nelle serate estive. Inoltre è una nota stazione termale sin dalla fine dell’Ottocento.

Oggi le Terme Portorož appartengono alla catena degli hotel LifeClass (https://www.lifeclass.net/it) e offrono ai clienti un Centro medico, un centro estetico e anti-aging, un centro Thalasso, un centro Wai Thai (specializzato in massaggi tradizionali thailandesi), un centro di bellezza, piscine con acqua di mare riscaldata, un centro fitness e un centro ayurvedico. Senza dimenticare il cosiddetto mare primordiale, un’acqua termominerale estratta a 700 metri di profondità la cui composizione chimica è solo pazialmente simile a quella dell’acqua marina. Si contraddistingue infatti per l’alto contenuto di minerali (sodio, potassio, litio, magnesio, calcio e ferro) e per gli effetti particolarmente benefici sulla pelle, le vie respiratorie e il sistema locomotore: basta immergersi qualche minuto per sentirsi rinascere! (https://www.lifeclass.net/it/terme-portoroz).
Informazioni dettagliate su Pirano e Portorose nel sito: https://www.portoroz.si/it

Dove dormire
Kempinski Palace Portorož. Un cinque stelle dall’atmosfera mitteleuropea, a cominciare dalla Sala dei cristalli, dove viene servita la ricchissima prima colazione. Durante la dominazione austriaca sull’Istria, in questo splendido salone – ancora oggi adornato con lampadari di cristallo restaurati e ornamenti dorati datati 1910 – si esibiva in sessioni di walzer l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este, erede al trono austro-ungarico assassinato a Sarajevo nel 1914 (come molti ricorderanno, la sua morte fu il pretesto che scatenò la Prima guerra mondiale).
Nel 2008 l’hotel è stato completamente rinnovato – oggi ha 175 camere – con l’aggiunta di un’intera ala dove è ospitata anche la Kempinski Rose Spa che ha una superficie di 1.500 mq e comprende una piscina interna, una piscina esterna, Jacuzzi e una zona sauna.

Per quel che riguarda l’offerta gastronomica, ci sono il ristorante à la carte Sophia, così chiamato in onore di Sophia Loren, e il ristorante Fleur de Sel, in omaggio al sale per cui Portorose e Pirano sono famose. Due i bar: il Bubbles, specializzato in aperitivi, e il Pool Bar, ideale per ritemprarsi con uno spuntino dopo le nuotate in piscina.
Informazioni e prenotazioni: www.kempinski.com/portoroz

Dove mangiare
Istrian bistro & Tapas Bar, ospitato all’interno del Mind Hotel Slovenija, un 5 stelle che fa parte del gruppo LifeClass Hotels & Spa Portorož (sei hotel e sette centri termali, https://www.lifeclass.net/it).
Non fatevi ingannare dal nome del locale: qui non si mangia spagnolo, ma istriano al 100 per cento. Borut Jakič, executive chef di tutti i ristoranti degli hotel LifeClass Portorož, propone infatti ricette locali della tradizione, rivisitate in chiave moderna e cucinate utilizzando solo ingredienti del posto e di stagione: tra i must primaverili, la vellutata di aglio orsino, con gambero fritto e caviale. All’interno di questo colorato bistrot c’è anche l’Istrian Market, un vero e proprio supermercato dove si possono acquistare le materie prime locali con le quali vengono preparati i piatti serviti ai commensali: erbe, olio, creme spalmabili, marmellate, sale, salsicce, sciroppi e pesce proveniente dall’allevamento ittico Fonda.

Rizibizi restaurant. Non si può lasciare Portorose senza aver gustato le specialità di questo raffinato locale, create dagli chef Janko Franetič e dal pluripremiato Tomaž Bevčič che dal 2012 fanno parte dell`associazione Jeunes Restaurateurs d`Europe. Senza dimenticare che il ristorante è stato valutato con 15,5 su 20 punti dalla rinomata guida francese Gault Millau. Vivamente consigliati la tartare di tonno con crema d`uva, il polpo invernale e il risotto con crema di piselli e gamberi, anche se ci sono molte altre proposte nei tre menu degustazione, due dei quali propongono anche piatti a base di tartufo. Il tutto accompagnato da ottimi vini locali: Malvasia, Chardonnay, Tocai istriano e, per chi ama il rosso, Refosco.
Informazioni e prenotazioni: https://www.rizibizi.si

La Bottega dei sapori a Pirano. Situato sulla scenografica Piazza Tartini, è un locale a conduzione familiare gestito da una giovane coppia. Tra le proposte, piatti a base di pesce e molluschi e pasta fatta in casa, per esempio i fuži istriani, simili ai nostri garganelli, serviti con code di scampi e tartufo. Ottimi il baccalà mantecato e il carpaccio di branzino.
Informazioni: labottegapirano@gmail.com, tel. + 386 (0) 59920474; +386 (0) 31293616; +386 (0) 31558918.

Stazione Parenzana. Fresco d’inaugurazione, questo locale è ricavato all’interno di un’ex stazione della ferrovia che, tra il 1902 e il 1935, collegava Trieste e Parenzo, oggi utilizzata come pista ciclabile (www.parenzana.net/it). Propone piatti di carne accompagnati da varie birre prodotte in loco: un luogo informale, ideale per condividere una serata con la gente del posto.
Informazioni: https://www.stazione-parenzana.com

Na Burji a Nova Vas, località situtata a 720 metri d’altezza nell’entroterra. In questa tipica casa di campagna istriana, circondata da un giardino fiorito, si mangiano tartufi, bianchi o neri a seconda della stagione, che insaporiscono e accompagnano, insieme ad asparagi selvatici, funghi o altre verdure di stagione, i piatti tipici della cucina locale. La preparazione ruota intorno a un grande camino aperto dove vengono cucinati non solo minestroni e polenta, ma anche agnello, capretto, pesci, bistecche o salsicce alla brace. Ottima la scelta dei vini: per la maggior parte etichette istriane premiate a varie manifestazioni enologiche.

Il pranzo in questo posto si può prenotare anche attraverso IstraTerra (www.istraterra.com), un’agenzia turistica socialmente responsabile che collega diversi fornitori di servizi locali per promuovere il patrimonio naturale e culturale dell’Istria. Diverse le esperienze proposte, dalla ricerca del tartufo che a Nova Vas si fa insieme alla “cacciatrice” Sara e alla sua golden retriever Lisa, alle Perle del fiume Dragogna, dall’Istria con lo zaino in spalla a Un tuffo nei sapori del vino.

Shopping
Atelje Duka. Nel centro storico di Pirano una bottega artistica, con annesso laboratorio, dove vengono prodotti a mano pregiati oggetti in ceramica: sculture, piatti, ciotole, lampade e gioielli. Da non perdere (www.duka.it).

Vale la pena spingersi nell’entroterra di Portorose per visitare la fattoria Gramona. La famiglia che la abita – madre slovena, papà inglese e due bimbi nati in Australia – produce olio extravergine e vari prodotti gastronomici, per esempio il sale locale mixato a olive nere essiccate, da usare per insaporire le insalate. In ottobre e novembre i turisti possono partecipare alla raccolta delle olive, mentre da marzo a novembre possono seguire corsi di cucina, degustazioni d’olio (ottimo quello aromatizzato al limone) o workshop sui cosmetici naturali (www.gramonafarm.com).
