
Novità in casa Nhow, brand lifestyle di Nh Hotel Group, una delle principali catene alberghiere del mondo. Alle strutture di Milano, Berlino e Rotterdam se ne aggiungeranno infatti presto altre cinque, ospitate in altrettante città iconiche: Marsiglia, Amsterdam, Londra, Santiago del Cile e Francoforte. Il primo nuovo Nhow ad apire i battenti sarà quello in Provenza, la cui inaugurazione è prevista per il prossimo giugno. A seguire via via le altre opening: ancora il 2018 per la struttura cilena, il 2019 per l’inglese e l’olandese e il 2021 per quella tedesca.

Come per gli alberghi esistenti, anche ognuno di quelli in costruzione sarà caratterizzato da un proprio concept, ispirato al mood della località in cui si trova e concretizzato grazie alla creatività di “firme” dell’archiettura e del design mondiali. Inoltre, tutti gli hotel, sia quelli già operativi sia gli altri, sono accomunati da una scelta ben precisa della location: i centri urbani pù all’avanguardia, appunto, e i quartieri emergenti dove si sta verificando una significativa gentrifrication, ovvero veloci cambiamenti urbanistici e sociali. L’hotel di Marsiglia, per esempio, sorgerà all’interno di una struttura preesistente completamente ristrutturata su progetto degli architetti Claire Fatosme, Christian Lefèvre e Teresa Sapey. Avrà 150 stanze e 15 sale congressi e potrà accogliere fino a 300 ospiti in una splendida location “a pelo d’acqua” in prossimità delle Plages du Prado e a poca distanza dai luoghi iconici della città francese: Il Vieux Port (il Porto vecchio), il Mucem (Museo delle civiltà dell’Europa e del Mediterraneo) e la Corniche, con vista spettacolare sul mare fino al Castello d’If.

Di fatto, in tutte le strutture del brand ogni ambiente viene studiato fin nei minimi dettagli per sfidare i limiti dell’immaginazione del cliente, giocando coi materiali, le texture, il design, i profumi, la musica, le luci e, last but not least, i colori. Un’altra caratteristica che accomuna i Nhow è infatti la scelta di una specifica tonalità per logo, hotel amenities e courtesy kit nei bagni: a Milano domina l’arancione che richiama il colore dei tram della città, a Berlino il rosa e a Rotterdam il rosso.

Tornando al primo nato della serie, il Nhow di Milano, bisogna ammettere che, pur avendo superato i 10 anni, è ancora uno degli hotel all’avanguardia nel panorama meneghino ed è amatissimo dai turisti italiani e stranieri che, dopo l’Expo 2015, affollano sempre più il capoluogo lombardo. Probabilmente sono vari i fattori che concorrono a decretare il successo di questa struttura, a cominciare dalla collocazione. L’albergo, ricavato da un ex edificio industriale, la fabbrica della General Electric, si trova infatti in via Tortona, cuore pulsante della creatività milanese, ed è diventato col passare del tempo un importante centro di aggregazione, soprattutto in occasione del Salone del Mobile (quest’anno dal 17 al 22 aprile), quando si trasforma in vetrina e punto d’incontro per gli appuntamenti legati alla Design week. In realtà questo spazio decisamente unconventional e camaleontico, a metà strada tra albergo e luogo espositivo, è sempre un concentrato di creatività in grado di presentare a ospiti e visitatori tre esposizioni all’anno, curate dal direttore artistico Elisabetta Scantamburlo: due della durata di cinque mesi e un’altra, temporanea, proprio in concomitamza con gli eventi del Fuorisalone.

In questo periodo, per esempio, l’hotel ospita I did it! (fino al 6 aprile), una raccolta di opere di importanti esponenti del mondo dell’arte e del design, dalle fotografie “floreali” di Maurizio Pracella ai tappeti impreziositi da decorazioni astratte in foglia e ricami d’oro dell’artista iraniano Mahmoud Saleh Mohammadi; dai “Robottini orfani” del writer e art director Massimo Sirelli ai paesaggi di Irma Kennaway; dalle sculture dell’artigiano del legno Marco Lanzoni alle maschere iconiche, realizzate con con schegge di vetro, cd, gusci di noci, della giovanissima Beatrice Spadea. Come spiega l’art director Scantamburlo «in questa mostra sono state raccolte opere di artisti caratterizzate dalla loro impronta personale, creativa e diversa, degna di uno studio approfondito e ricercato nell’abilità tecnica e manuale che finalmante riuscirà a far ricredere anche i più scettici e a far dir loro “Questo non avrei mai potuto crearlo io!” ».

Senza dimenticare che l’albergo, progettato dall’architetto Daniele Beretta e arredato dall’interior designer Matteo Thun, è già di per se stesso una sorta di esperienza artistica a cavallo tra passato e presente: pur essendo infatti una struttura compleamente ristrutturata, se ne intuiscono le origini industriali grazie alle travi portanti in ghisa delle camere e dei corridoi, al soffitto a botte con 24 metri di campata della Nhow suite e alle fondamenta ancora visibili sotto il pavimento di vetro davanti agli ascensori nella hall al piano terra.

Altra città, altro concept. Per il Nhow di Berlino la scelta del brand aziendale è caduta sulla musica intesa come la forma d’arte che meglio rappresenta una delle città più cosmpolite e in progress d’Europa. Musica (e architettura a essa ispirata) concepita anche come strumento contro le divisioni e tutte le forme di razzismo. Non a caso l’hotel, imponente edificio in mattoni rossi progettato dall’architetto tedesco di origini russe Sergei Tchoban e sormontato da una sorta di trampolino dalle pareti a specchio, si trova nell’ex Berlino Est lungo il fiume Sprea, proprio di fronte alla riva dove prima del 1989 c’era un tratto del muro che divideva in due la città. Per fortuna adesso quella lunga colata di cemento non esiste più e dalle enormi e spettacolari vetrate dell’albergo lo sguardo può spaziare sull’altra sponda del corso d’acqua, verso il quartiere di Kreuzberg, multiculturale e alternativo, amato da giovani e studenti e culla del movimento punk rock e new wave tedesco.

Senza contare che il Nhow hotel, circondato da diversi edifici costruiti nel tipico stile industriale tedesco, offre un ottimo punto di vista anche su Molecule man, una scultura di alluminio alta 30 metri collocata nelle acque della Sprea nel 1999 e creata dall’artista americano Jonathan Borofsky per simboleggiare la riunificazione di tre quartieri, Kreuzberg, Alt-Treptow e Friedrichshain, fino a 10 anni prima isolati e divisi dal muro.

Per quel che riguarda gli interni dell’hotel, frequentato soprattutto da jet setter internazionali, musicisti, esperti del settore o, in generale, da persone che condividono l’amore per le sette note, sono stati realizzati da Karim Rashid, designer egiziano naturalizzato canadese, che ha mixato grafie e colori ispirati al mondo della musica contemporanea dando vita ad arredi decisamente pop e futuristici, “gonfiati”, allungati e modellati in forme originali e bizzarre.

Le camere sono in tutto 304, dai 23 metri quadrati delle standard ai 258 della Nhow Suite, che ha anche una terrazza privata di 110 metri quadrati che può essere affittata per eventi privati. Il bar e il piccolo palco al pianterreno, ovviamente dotato di strumenti musicali, ospitano regolarmente dj nights, concerti, vernissage o party (anche privati); all’esterno invece c’è una grande terrazza affacciata sullo Sprea (450 metri quadrati con vista sull’Oberbaumbrücke, un ponte a due livelli inaugurato nel 1896) che in estate si affolla all’ora dell’apertivo e che presto sarà dotata di una piscina a bordo fiume.

Tra le “chicche” della struttura ci sono i Nhow Studios, due studi di registrazione high-tech, perfetti per la realizzazione di creazioni musicali professionali anche grazie alla presenza di un team di esperti del settore. Da non dimenticare la Gallery che ospita eventi aperti a tutti, non solo a chi soggiorna in albergo, dedicati a fotografia, pittura, scultura, oggetti di design o installazioni multimediali. In questo momento è in corso la mostra Legends, dell’artista e compositore di colonne sonore cinematografiche Kolja Brand, che espone ritratti dalle tonalità dorate di David Bowie, Billy Joel, Prince, Madonna, Jimmi Hendrix, Louis Armstrong, Kurt Cobain, i Rolling Stones, i Beatles e Bob Dylan. Vale la pena menzionare anche il servizio in camera dell’hotel, disponibile 24 ore su 24: ogni ospite può farsi portare chitarra, tastiera e auricolari per provare l’ebbrezza della musica live emulando le star del rock e, magari, componendo una canzone. In alternativa, se si è proprio stonati, ci si può lanciare lo stesso in un assolo, protetti dal segreto della propria confortevolissima stanza.
