Dal 5 marzo al 21 giugno gli arabeschi di Matisse in esposizione alle Scuderie del Quirinale di Roma
editing a cura di Maria Tiziana Leotta
Si è aperta il 5 marzo la mostra “Matisse. Arabesque” che, fino al 21 giugno è ospite alle Scuderie del Quirinale. Proposta dalle Scuderie del Quirinale, promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, da Roma Capitale ‐ Assessorato alla Cultura e Turismo, la mostra è organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo in coproduzione con MondoMostre e catalogo a cura di Skira editore.
In esposizione oltre cento opere di Matisse con alcuni capolavori assoluti ‐ per la prima volta in Italia ‐ dai maggiori musei del mondo: Tate, MET, MoMa, Puškin, Ermitage, Pompidou, Orangerie, Philadelphia, Washington.
Curata da Ester Coen, con un comitato scientifico composto da John Elderfield, Remi Labrusse e Olivier Berggruen, Matisse Arabesque, vuole restituire unʹidea delle suggestioni che lʹOriente ebbe nella pittura di Matisse: un Oriente che, con i suoi artifici, i suoi arabeschi, i suoi colori, suggerisce uno spazio più vasto, un vero spazio plastico e offre un nuovo respiro alle sue composizioni, liberandolo dalle costrizioni formali, dalla necessità della prospettiva e della ʺsomiglianzaʺ, per aprire a uno spazio fatto di colori vibranti, a una nuova idea di arte decorativa fondata sull’idea di superficie pura.

“La révélation mʹest venue dʹOrient” scriveva Henri Matisse nel 1947 al critico Gaston Diehl: una rivelazione che non fu uno shock improvviso ma ‐ come testimoniano i suoi quadri e disegni ‐ viene piuttosto da una crescente frequentazione dellʹOriente e si sviluppa nellʹarco di viaggi, incontri e visite a mostre ed esposizioni.
Il Marocco, l’Oriente, l’Africa e la Russia, nella loro essenza più spirituale e più lontana dalla dimensione semplicemente decorativa, indicano a Matisse nuovi schemi compositivi. Arabeschi, disegni geometrici e orditi, presenti nel mondo Ottomano, nell’arte bizantina, nel mondo ortodosso e nei Primitivi studiati al Louvre; tutti elementi interpretati da Matisse con straordinaria modernità in un linguaggio che, incurante dell’esattezza delle forme naturali, sfiora il sublime.
Una mostra che, attraverso il rimando a oggetti delle ricche e fastose culture figurative citate, a ibridazioni e a commistioni di generi e stili, fa rivivere il lusso e la delicatezza di mondi antichi, esaltati dallo sguardo visionario, profondo e straordinariamente contemporaneo di Matisse.
